Lucida tristezza
project photography

Year: 2023

Credit ©:
📷 Photography: Carlo Martingano
💄 Mua: Clara Senatore
✏️Storyteller: Bruna Attanasio
Se desideri vivere un'esperienza di immersione totale nel progetto, ti invitiamo a premere play e ad ammirare le suggestive immagini che abbiamo selezionato.
Clara mi dice che romanticizzo il dolore e che in fondo un po’ mi piace stare così.
In tutta franchezza posso dire che la realtà la vivo sempre meglio quando inserisco il filtro malinconico, mi fa sentire meno vuota. E poi, diciamoci la verità, dalla mente ne escono fuori storie migliori.
È bello giocare con la fantasia e con le illusioni. Ti rende potente, il gioco è tuo e tu ne stabilisci le regole. È bello sperare e aspettare che arrivi a trovarci qualcosa o qualcuno.
E poi il tempo passa e continua a non arrivare niente. Anzi, si porta via tutto con sé. Realizzi che è solo nella tua testa, che è intangibile, che nessuno l’ha mai visto né sentito. Ti senti sola e incompresa. Inizi a prenderne coscienza: è solo nella tua testa. Non sei tu a dover fare aspettare, è meglio sbrigarsi, darsi da fare.

Il punto è che crescere mi terrorizza, che l’affronto mi pietrifica e non mi lascia respirare. Il punto è che è più facile aggrapparsi, rifugiarsi nelle storie che ci raccontiamo.
È dannatamente umano scegliere la comodità, ciò che è conosciuto e familiare. Lo raccontavo ad un mio amico qualche giorno fa. È una fase, dicono. È l’effetto del cambiamento. Bisogna lavorare, già, bisogna lavorare.
Il problema è che dove c’è fatica non ci sono io, che il mio inconscio non vuole essere disturbato e ogni occasione è buona per organizzare il piano di fuga.
Però sto migliorando.

Il dottore mi diceva che è l’ansia e che corro troppo in avanti, che accumulo inutilmente. Mi diceva di restare nel presente, nel qui ed ora, che il resto “è supierchio”.

Clara mi dice spesso che mi rispetto poco, che non distinguo i pensieri e che gli lascio farmi del male. Dice che devo porgli dei limiti, che sono allo sbaraglio.
È bello giocare con te, malinconia. Il problema è quando ti trasformi in altro e non riesco più a distinguerti. Mi strappi via la lucidità e mi privi del controllo.
Adesso non mi piaci più così tanto. Adesso vorrei creare storie felici, non troppo, ma sarebbe un buon inizio. Vorrei regolarizzare il respiro e vederci chiaramente. Adesso voglio scendere dalla giostra e camminare sulle mie gambe.
Non sono mai stata una persona riservata e nemmeno taciturna.
Non so se va bene condividerli certi pensieri e nemmeno se ho azzeccato il contesto. Un po’ mi aiuta ad esorcizzare, a mettere chiarezza e un po’ appaga il bisogno di avere quel momento di attenzione. Sì, sono schiava anche io di questo meccanismo e la costanza che ho nell’aggiornare la mia pagina Instagram non l’ho mai avuta con nient’altro nella mia breve vita. Almeno la sfrutto così. Non so se è più per mostrare o per dimostrare. Ma chi se ne deve fottere? Sono pensieri comuni e l’unicità è un concetto troppo sopravvalutato. È molto triste e di fatti non l’ho mai negato.
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Questo progetto fotografico potrebbe essere la riflessione sulla relazione tra la realtà e la fantasia, e sulle emozioni e i pensieri che possono Read More

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